La via scelta dalla Giunta regionale per arrivare presto a una nuova legge sulla caccia, evitando così il referendum, impedirà uno spreco di denaro.
L’assessore all’Agricoltura, Claudio Sacchetto, che in sede di Commissione consiliare il 16 gennaio ha ritirato l’emendamento abrogativo dell’attuale legge n.70(96 optando per il varo di una nuova, vuole precisare che “l’emendamento non era un atto istintivo e avventato, ma al contrario giuridicamente e amministrativamente valido. In attesa di un nuovo testo, in Piemonte sarebbe valsa la legge nazionale in materia, senza alcuna situazione estrema di vuoto legislativo come a qualcuno piace far credere. L’emendamento, non accettato in sede di Commissione, è stato allora da me ritirato. Non prima però di aver ricevuto la garanzia assoluta da parte dei suoi membri di un lavoro intensivo per arrivare a nuova legge regionale entro un mese e mezzo”.
Sacchetto è infatti convinto che “solo con una nuova normativa potremo lasciarci alle spalle una legge oramai superata e dotare il Piemonte di una regolamentazione moderna, che deve contemplare la caccia non come attività da relegare e soffocare, bensì da valorizzare nel suo ruolo di promozione turistica, di difesa dell’agricoltura dalla fauna selvatica in eccesso, di antica tradizione della nostra terra. In questo modo si può evitare il referendum risparmiando circa 20 milioni, e soprattutto dare dignità ai cacciatori, che si trovano sempre più al centro di un accanimento ingiustificabile”.
“Sono convinto - dice ancora Sacchetto - che la libertà di ciascuno deve finire dove inizia quella degli altri. Allo stesso modo penso che la democrazia indiretta, al pari e non meno di quella diretta, debba poter essere garantita con tutte le forze: a questo proposito sto lavorando con il massimo impegno nel tentativo di raggiungere un risultato costruttivo. Attacchi continui mirati, volti solo a screditare spesso conoscendo poco la materia, non fanno il bene del Piemonte. Posizioni ambientaliste intransigenti di principio non possono guidare la regolamentazione della caccia: al residente in centro città probabilmente egoisticamente non importa del ruolo dell’attività venatoria nel contenimento della fauna selvatica e inconsapevole protesta, ma ai titolari delle 67.000 aziende agricole insediate in Piemonte interessa la possibilità di non vedere i propri appezzamenti disastrati ogni anno dagli ungulati”.
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